SlowArchitecture

   
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Saranno gli edifici privati ben disposti, se dal bel principio si rifletterà agli aspetti e ai climi, nei quali si fabbrica; imperciocché è fuori di dubbio che abbiano ad essere diverse le fabbriche che si fan nell’Egitto da quelle che si fan nella Spagna, diverse quelle del Ponto da quelle di Roma, e così anche negli altri paesi. Giacché una parte della Terra è sottoposta al corso del sole, un’altra ne resta lontana; e l’altra, che è nel mezzo, è temperata. Laonde siccome la costituzione del cielo riguardo alla Terra, per la inclinazione del zodiaco e per lo corso del sole, è naturalmente dotata di diverse qualità, con questa stessa regola conviene formare gli edifici secondo il temperamento dei luoghi e i vari aspetti del cielo.
Sotto il settentrione si hanno a fare le abitazioni a volta, il più che si può riparate, anzi rivolte agli aspetti caldi: nei luoghi meridionali all’incontro sottoposti alla veemenza del sole, perché vi si muore dal caldo, si debbono fare aperte e rivolte a Tramontana o a Greco. Così con l’arte si ripara al danno che farebbe da sé la natura. Si prenderà negli altri paesi della stessa maniera un temperamento corrispondente alloro clima

M. Vitruvio Pollione, De Architettura, dall'Edizione di Antonelli Editore, Venezia, del 1854

 
 
 
 
Slow Architecture

 

 

Aggiungo, e aggiungerò, alcuni spunti, non trascurando per nulla il fatto che alcuni documenti potrebbero essere tentativi di confonderci le idee:

"Last Call for Planet Earth" by Jacques Allard

Last Call For Planet Earth

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Con grande umiltà da anni mi chiedo come mai oggi ci si limiti a progettare scatole edilizie prive di valore architettonico, estetico ed economico ma dotate di dispendiosi e sofisticati impianti di climatizzazione quando, dai testi e dagli studi delle antiche culture si desumono descrizioni di sistemi naturali ed efficaci per la climatizzazione ed il comfort degli ambienti della vita. Sembra che il “benessere” tecnologico si arroghi il diritto di poter spazzare via millenni di cultura con un colpo di spugna. Cultura di cui abbiamo prove tangibili su tutto il pianeta.

Nelle zone dove i climi sono più rigidi molte problematiche inerenti la creazione di condizioni ambientali ospitali sono state felicemente risolte tramite idee che dalla notte dei tempi vengono tramandate per mezzo di tradizioni.

Possibile che oggi di molte di queste culture, crogiuolo di saperi, non si riesca a farne altro che teatri di guerre? Quasi ci fosse il desiderio di cancellare le tracce di qualsiasi soluzione alternativa al modo di abitare "dominante"!

Copernico ha spostato la terra (ego) dal centro dell’universo un po' di tempo fa ma probabilmente il fatto è passato inosservato ai più.

Asia, Americhe, India, Europa, Africa, dall'equatore ai poli, sono ricche di tradizioni utili all’insediamento dell’uomo nel proprio habitat. È nostro dovere (di tutti) studiare, preservare ed implementare queste tradizioni, dimenticando per un attimo la tecnologia. Questa potrà arrivare dopo, quando avremo capito!

Solo così 5000 anni di storia ritroveranno la loro sacralità. Né va dimenticato che in ogni loco ci sono memorie peculiari centenarie, se non millenarie, che ci raccontano le sfumature di tali tradizioni. Ci dicono con precisione cosa fare ed esattamente come! Ascoltiamole, miglioriamole, trasmettiamole! Non lasciamole morire, sono nostre, sono patrimonio di tutti, frutto di migliaia d’anni di esperienze, di milioni di vite.

Sono il tesoro dei nostri avi, Sono il Patrimonio dell'intera Umanità.

Il crederci oggi padroni di un sistema scientifico che riteniamo reale ed inconfutabile non ci dà il diritto di gettare alle fiamme le esperienze su cui lo stesso è stato fondato!

Anni fa, in una spiaggia molto affollata chiesi ad un ragazzo come mai al posto di vendere maglieria e biancheria di “marca” non importasse e provasse a vendere tessuti delle proprie zone, pregiati per fattura, vivaci per colori…. La risposta fu ovviamente che non avrebbero avuto "mercato".

Forse non è stata una buona idea la "globalizzazione".

La tecnologia ha aiutato a migliorare le comunicazioni, ha letteralmente interconnesso il mondo ma oggi siamo succubi di una globalizzazione di Griffe che nulla ha a che vedere con la trasmissione globale del pensiero creativo e della cultura dei luoghi; Villaggio Globale o Grande Centro Commerciale?

La mia proposta, sicuramente banale e forse un po’ trita e ritrita (ma comunque poco praticata) è quella di rallentare! Fermiamoci, rallentiamo, pensiamo. Sono anni che medito ma mai come oggi la risposta mi è stata così chiara. Abbiamo una quantità ed una qualità di edilizia tale da rappresentare, oltre ad uno spreco, un rischio reale non solo per l’economia ma anche per la salute e la sicurezza e abbiamo in atto una crisi economica globale di tutto rispetto.

Penso che uno dei motivi che ha potuto rendere possibile tutto ciò sia da ricercare semplicemente nella totale assenza di qualità! In quasi tutto ciò che è stato realizzato ultimamente o che viene oggi progettato, la qualità, quando esiste, ottiene l’ultimo posto a scapito di quantità, profitto, “mercato”; come se vivere una vita decente fosse un’opzione e non un diritto!

La qualità è un valore che stiamo dimenticando assieme alle tradizioni che l’hanno generata, ma non dobbiamo dimenticare che la qualità può far la differenzia fra una vita vissuta e una vita trascorsa. Stiamo scordando la calma, l’incanto, il piacere di vivere. Stiamo dimenticando di assaporare la lentezza.

Slow Food nasce nel 1986, slow movement è fatto risalire allo stesso movimento, nascono poi, slow living, slow travel, slow design etc. La vita vuole diventare slow! Anche se, come spesso accade, molti di questi movimenti rischiano di essere travisati o sfruttati per fini economici, penso che rallentare sia un dovere responsabile di tutti.

L’essere è esser-ci, essere nel luogo, abitare. L’uomo è, esiste nel mondo in quanto lo abita, lo trasforma. È, a mio parere, opportuno ridefinire l’entità della trasformazione che operiamo sull’ambiente.

Rallentiamo l’Architettura! Come sempre ci salverà!

SlowArchitecture, può risultare un ennesimo "slow-ismo” ma a mio parere è un dovere tentare. Dobbiamo riappropriarci dei tempi progettuali, esecutivi, di studio. Solo così potremmo ridefinire l’entità della trasformazione sull’ambiente e solo così l’utenza potrà godere di un’abitazione anziché di un alloggio, di una piazza anziché di uno spazio aperto, di un parco anziché di “standard a Verde Pubblico”.

I luoghi condizionano i caratteri e gli umori dei suoi abitanti. È nostra responsabilità creare luoghi che promuovano il benessere e l’armonia… ovunque.

Marco Pastorino Architetto 10.09.2011 - Rivisto Febbraio 2024.

Bibliografia di base:

  • Bonfiglioli Sandra– L’Architettura del Tempo – Liguori Editore, Napoli, 1990.
  • Klein Naomi– “No Logo, Economia Globale e Nuova Contestazione”, edizione integrale –  Baldini & Castoldi, Milano, 2001.
  • Feyerabend Paul K. – Contro il Metodo, Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza – Feltrinelli, Milano, Aprile 2002.
  • La Cecla Franco – Contro l’Architettura – Bollati Boringhieri, Maggio 2008.
  • Marci Vitruvii Pollionis – De Architectura – dall'edizione di Antonelli Editore, Venezia, del 1854 – Lib. VI, Capo I, pp. 450 – 451.
  • McLuhan Marshall – Gli strumenti del comunicare  - Garzanti, Milano, 1986, EST 1999, edizione originale “Understanding Media”, 1964.
  • McLuhan Marshall e Powers Bruce R. – Il Villaggio Globale, XXI secolo: trasformazioni nella vita e nei media – Sugarco Edizioni, Varese, 1998.
  • Wolfe Tom – Maledetti Architetti, Dal Bauhaus a casa nostra – Bompiani, Roma 2006.

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