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Con grande umiltà da anni mi chiedo come mai oggi ci si limiti a progettare scatole edilizie prive di valore architettonico, estetico ed economico ma dotate di dispendiosi e sofisticati impianti di climatizzazione quando, dai testi e dagli studi delle antiche culture si desumono descrizioni di sistemi naturali ed efficaci per la climatizzazione ed il comfort degli ambienti della vita. Sembra che il “benessere” tecnologico si arroghi il diritto di poter spazzare via millenni di cultura con un colpo di spugna. Cultura di cui abbiamo prove tangibili su tutto il pianeta. Nelle zone dove i climi sono più rigidi molte problematiche inerenti la creazione di condizioni ambientali ospitali sono state felicemente risolte tramite idee che dalla notte dei tempi vengono tramandate per mezzo di tradizioni. Possibile che oggi di molte di queste culture, crogiuolo di saperi, non si riesca a farne altro che teatri di guerre? Quasi ci fosse il desiderio di cancellare le tracce di qualsiasi soluzione alternativa al modo di abitare "dominante"! Copernico ha spostato la terra (ego) dal centro dell’universo un po' di tempo fa ma probabilmente il fatto è passato inosservato ai più. Asia, Americhe, India, Europa, Africa, dall'equatore ai poli, sono ricche di tradizioni utili all’insediamento dell’uomo nel proprio habitat. È nostro dovere (di tutti) studiare, preservare ed implementare queste tradizioni, dimenticando per un attimo la tecnologia. Questa potrà arrivare dopo, quando avremo capito! Solo così 5000 anni di storia ritroveranno la loro sacralità. Né va dimenticato che in ogni loco ci sono memorie peculiari centenarie, se non millenarie, che ci raccontano le sfumature di tali tradizioni. Ci dicono con precisione cosa fare ed esattamente come! Ascoltiamole, miglioriamole, trasmettiamole! Non lasciamole morire, sono nostre, sono patrimonio di tutti, frutto di migliaia d’anni di esperienze, di milioni di vite. Sono il tesoro dei nostri avi, Sono il Patrimonio dell'intera Umanità. Il crederci oggi padroni di un sistema scientifico che riteniamo reale ed inconfutabile non ci dà il diritto di gettare alle fiamme le esperienze su cui lo stesso è stato fondato! Anni fa, in una spiaggia molto affollata chiesi ad un ragazzo come mai al posto di vendere maglieria e biancheria di “marca” non importasse e provasse a vendere tessuti delle proprie zone, pregiati per fattura, vivaci per colori…. La risposta fu ovviamente che non avrebbero avuto "mercato". Forse non è stata una buona idea la "globalizzazione". La tecnologia ha aiutato a migliorare le comunicazioni, ha letteralmente interconnesso il mondo ma oggi siamo succubi di una globalizzazione di Griffe che nulla ha a che vedere con la trasmissione globale del pensiero creativo e della cultura dei luoghi; Villaggio Globale o Grande Centro Commerciale? La mia proposta, sicuramente banale e forse un po’ trita e ritrita (ma comunque poco praticata) è quella di rallentare! Fermiamoci, rallentiamo, pensiamo. Sono anni che medito ma mai come oggi la risposta mi è stata così chiara. Abbiamo una quantità ed una qualità di edilizia tale da rappresentare, oltre ad uno spreco, un rischio reale non solo per l’economia ma anche per la salute e la sicurezza e abbiamo in atto una crisi economica globale di tutto rispetto. Penso che uno dei motivi che ha potuto rendere possibile tutto ciò sia da ricercare semplicemente nella totale assenza di qualità! In quasi tutto ciò che è stato realizzato ultimamente o che viene oggi progettato, la qualità, quando esiste, ottiene l’ultimo posto a scapito di quantità, profitto, “mercato”; come se vivere una vita decente fosse un’opzione e non un diritto! La qualità è un valore che stiamo dimenticando assieme alle tradizioni che l’hanno generata, ma non dobbiamo dimenticare che la qualità può far la differenzia fra una vita vissuta e una vita trascorsa. Stiamo scordando la calma, l’incanto, il piacere di vivere. Stiamo dimenticando di assaporare la lentezza. Slow Food nasce nel 1986, slow movement è fatto risalire allo stesso movimento, nascono poi, slow living, slow travel, slow design etc. La vita vuole diventare slow! Anche se, come spesso accade, molti di questi movimenti rischiano di essere travisati o sfruttati per fini economici, penso che rallentare sia un dovere responsabile di tutti. L’essere è esser-ci, essere nel luogo, abitare. L’uomo è, esiste nel mondo in quanto lo abita, lo trasforma. È, a mio parere, opportuno ridefinire l’entità della trasformazione che operiamo sull’ambiente. Rallentiamo l’Architettura! Come sempre ci salverà! SlowArchitecture, può risultare un ennesimo "slow-ismo” ma a mio parere è un dovere tentare. Dobbiamo riappropriarci dei tempi progettuali, esecutivi, di studio. Solo così potremmo ridefinire l’entità della trasformazione sull’ambiente e solo così l’utenza potrà godere di un’abitazione anziché di un alloggio, di una piazza anziché di uno spazio aperto, di un parco anziché di “standard a Verde Pubblico”. I luoghi condizionano i caratteri e gli umori dei suoi abitanti. È nostra responsabilità creare luoghi che promuovano il benessere e l’armonia… ovunque. Marco Pastorino Architetto 10.09.2011 - Rivisto Febbraio 2024. Bibliografia di base:
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